La favola degli Springboks

La favola degli Springboks

Nelson Mandela e Francois Piennar il 24 giugno 1995.

Il gioco del rugby è un concentrato di coraggio, lealtà, disciplina, spirito sportivo, lavoro di squadra e valori sociali. Principi che hanno avuto la massima espressione con Nelson Mandela. Uomo simbolo anti apartheid scomparso il 5 dicembre 2013.

Nelson Mandela non è mai stato un giocatore di rugby e, come lui, non lo sono mai stati nemmeno i neri sudafricani.
Con la maglia verde e oro degli Springboks, la divisa simbolo dell’orgoglio afrikaner, giocavano i carcerieri di Robben Island.

I neri non hanno mai tifato per la nazionale sudafricana di rugby, piuttosto appoggiavano tutti coloro che erano in grado di umiliarli.

Ma Nelson Mandela, da grande uomo che era, sapeva che per fermare le ingiustizie razziali serviva la stessa forza delle grandi terze linee per riuscire a sfondare il muro dei pregiudizi. Una spaccatura molto forte divisa dall’odio tra neri e bianchi.

Per conseguire l’obiettivo della riconciliazione Nelson Mandela optò per indossare la maglia degli odiati afrikaner. Infilandosi il numero 6 di Francois Pienaar, il capitano degli Springboks. Lo fece alla vigilia della finale di Coppa del Mondo all’Ellis Park di Johannesburg, prima della partita epica che vide i padroni di casa affrontare i favoritissimi All Blacks.

Una gara storica non solo per il risultato, che vide la nazionale sudafricana trionfare inaspettatamente, ma per la forza che sport è riuscito a trasmettere attraverso le emozioni per sconfiggere l’odio razziale.

Mandela, invece di combattere gli Springboks, li adottò per vincere la partita più importante. Un gesto semplice e pacifista dal quale nacque la favola degli Springboks. Dove il gioco dal pallone ovale contribuì per sempre a ridare una speranza per un futuro migliore ad un paese che per troppi anni è stato macchiato dall’odio razziale.

La favola degli Springboks è diventato un film, Invictus. L’invincibile del 2009 diretto da Clint Eastwood.